mercoledì 16 febbraio 2011

SALA ARAGONITE, MANNO.
ESPOSIZIONE DI SCULTURE IN GRèS,

dopo le foto dell'esposizione seguono, su questo blog, il testo e le foto della presentazione, l'invito e il testo del foglio di sala.



















mercoledì 2 febbraio 2011


TESTO DELLA PRESENTAZIONE "POETICA" RECITATA DURANTE L'INAUGURAZIONE DA CESARE CON L'ACCOMPAGNAMENTO DEL TRIO JOULE CHE HA ESEGUITO TRASCRIZIONI ORIGINALI DELLA PARTITURA "I CHING"



1
VISIONE

ALL’INIZIO È LA VISIONE.
LA VISIONE NON MI APPARTIENE: EMERGE DALLA TERRA E ILLUMINA.
VIENE DAL DI FUORI, DALL’ALTRO.
SEGUO LA VISIONE SENZA DUBBI E SENZA PAURE, CON PAZIENZA E ATTENZIONE LASCIO CHE SI FORMI, SENZA FORZARE.

NELLA VISIONE CONTEMPLO L’OPERA PRIMA DEL SUO COMPIMENTO.

LA VISIONE SPESSO MI APPARE PARADOSSALE, NON COERENTE, NON RAZIONALE.
UNA VISIONE NON È UN’OPINIONE, NON SPIEGA, NON FA SCUOLA, NON CONVINCE E NON MANIPOLA.
NON VUOLE SENSIBILIZZARE, NON FA GIORNALISMO, SOCIOLOGIA O ETNOLOGIA.

NON È UN DRAMMA O UN RACCONTO: DIVENTA UNA STORIA QUANDO È TRASFORMATA E INTERPRETATA DAL LINGUAGGIO; AL LIMITE POTREBBE ESSERE POESIA, A VOLTE INCOMPRENSIBILE ANCHE A CHI L’HA CREATA.

SPESSO LA DIMENTICO O NON LA RICONOSCO NEMMENO.
DEVO STARE ATTENTO: IN ATTENTA ATTESA.
E QUESTA È LA VISIONE

STRAPPO IL FOGLIO IN PICCOLI PEZZETTI E LO GETTO



2
PROGETTAZIONE

PROGETTARE È ORDINARE IL TEMPO E LO SPAZIO:
È DETERMINARE L’INTENZIONE INIZIALE, ED È IMPORTANTE QUANTO LA FUNZIONE E LA FORMA DELL’OPERA STESSA.
APPARTIENE AL RAZIONALE, AL LINGUAGGIO: PAROLE E IMMAGINI.

PER PROGETTARE CAMBIO CONTINUAMENTE GLI OCCHIALI E I FILTRI, MI RIFLETTO E MI SPECCHIO.

DURANTE LA PROGETTAZIONE VISITO GLI ESTREMI TENENDOMI IN EQUILIBRIO SUI MEDI.
SOBRIO E SEMPLICE O IMPOSSIBILE E INAFFIDABILE.

NELLA PROGETTAZIONE GIOCO: CON NUMERI, MISURE, FRAZIONI, SIMPATIE, ANALOGIE, OMOTETIE.
PROPORZIONI ARMONICHE.

NELL’UOMO (indico mano avambraccio braccio ombelico altezza e larghezza della testa) COME NEI VOLUMI PLATONICI, COME IN NATURA: STELLE MARINE, LUMACHE, FIORI DI ZUCCA, LE CONGIUNZIONI DI VENERE CON IL SOLE ALL’ALBA ALL’0RIZZONTE (traccio la stella con il braccio), GALASSIE.
COME SOPRA, COSÌ SOTTO.

ACCARTOCCIO IL FOGLIO E LO GETTO


3
ESECUZIONE

NELL’ESECUZIONE MI MUOVO NELLA MATERIA. DOLCEMENTE E CON DETERMINAZIONE.

OPERO CON UMILI MEZZI, MA SONO IO A DETERMINARE I LIMITI,
ANCHE PER NON PERDERMI IN INUTILI VIRTUOSISMI.

NELL’AZIONE STARE IN ARMONIA È INDISPENSABILE PER ACCOGLIERE LE INTUIZIONI CHE MI VISITANO COME INTERFERENZE.

DURANTE LO SVOLGIMENTO PENSO AD ALTRO, ASCOLTO MUSICA, FANTASTICO, LASCIO CHE LE MIE MANI E IL MIO CORPO FACCIANO DA SOLI: LORO HANNO PIÙ MEMORIA E SAPIENZA (percorro le proporzioni del mio corpo che ho indicato prima).

ABBANDONO LE INTENZIONI E SEGUO L’ARMONIA E IL RITMO DELLA MATERIA E DELL’OGGETTO CHE ACCOGLIE LE MIE MANI E LE GUIDA.

RIEMPIO IL VUOTO, SVUOTO IL PIENO.

ORA MI ALLONTANO E MI GUARDO.

NON AGGIUNGO O TOLGO NULLA.

NON C’È NIENTE DA VINCERE E NIENTE DA PERDERE.

STO AL MIO POSTO, CON FIDUCIA, SENZA IMPORMI.

SVENTOLO IL FOGLIO FACENDOLO SUONARE E LO LASCIO CADERE



4
CONTEMPLAZIONE

CONTEMPLO.

L’OPERA È FINITA E ORA BISOGNA ACCETTARE IL MISTERO E LASCIARE ANDARE.

COME SONO RIUSCITO A FARE TUTTO CIÒ?

È COME OSSERVARE QUALCOSA ESEGUITA DA QUALCUNALTRO E NON CAPISCO DOVE SONO STATO IN TUTTO QUESTO TEMPO.

È COME USCIRE DA UNO STATO DI TRANCE.

L’OPERA FINITA HA UNA SUA IDENTITÀ E CON LA SUA ENERGIA TRASFORMA SPAZIO E TEMPO: MI TRASFORMA.

CON GRATITUDINE ABBANDONO L’OPERA, LASCIO CHE VENGA ACCOLTA NEL PRINCIPIO DETTATO DAL PIACERE DI RICONOSCERSI E DEL RICONOSCIMENTO.

TAGLIO IL FOGLIO E CON DUE PEZZI DI SCOTCH CREO UN NASTRO DI MOEBIUS

giovedì 11 novembre 2010


TESTO INVITO

Divertimanno

Manno
Sala Aragonite

28 gennaio 2011, inaugurazione 18.30
13 febbraio 2011


TERRA E FUOCO

Opere di Cesare De Vita

Intervento musicale dal vivo del trio JOULE durante la serata dell’inaugurazione.


CESARE DE VITA

Nato nel 1960 a Lugano.
Partendo da una ricerca indipendente e personale ho trasformato le mie riflessioni in creazioni artistiche iniziando nell’ambito dell’immagine bidimensionale, dello scritto e del suono.
Da poco più di un decennio opero quasi esclusivamente nel campo ceramico creando anche grandi sculture progettate per resistere ad una posa esterna.
Uso argilla grès modellata a mano e cotta in forno a gas a 1260°C.
Come sovracoperta, che determina il colore e la struttura delle superfici, procedo con una continua sperimentazione usando anche ceneri di vari vegetali e fusioni di vetro.
Le mie opere sonore in ottone, tra cui i modelli dei cinque volumi platonici, sono state usate da allievi e musicisti del Conservatorio della Svizzera Italiana in brani di compositori contemporanei e in creazioni originali eseguite in sale da concerto, gallerie, librerie, spazi industriali e in natura.

Espongo una scelta di opere che vanno dalle mie prime creazioni ceramiche a quelle più recenti del 2010, preparate appositamente per questa sua personale: lastre, dodecaedri, grandi e piccole colonne: da settanta centimetri ad oltre due metri.



Durante la serata di inaugurazione il trio JOULE eseguirà alcune originali riletture di standards jazz e interpretazioni di brani concepiti specialmente per l'occasione, risultato della collaborazione tra Cesare De Vita ed i musicisti.
Parte della performance musicale sarà incentrata sulle percussioni utilizzando anche gli strumenti in metallo realizzati dallo scultore.
Saranno eseguite in prima assoluta alcune partiture numeriche concepite da Cesare de Vita composte partendo da una serie di estrazioni dell’oracolo cinese I Ching.

Il trio JOULE è composto da Francesco Bossaglia pianoforte, Paolo Paolantonio contrabbasso e Luciano Zampar batteria e percussioni.

informazioni su: 2011aragonite.blogspot.com

QUADERNO DI SALA DISTRIBUITO DURANTE L’INAUGURAZIONE

Manno – Sala Aragonite
Inaugurazione venerdì 28 gennaio 2011

Opere di Cesare De Vita

Performance musicale del trio JOULE:
Francesco Bossaglia pianoforte
Paolo Paolantonio contrabasso
Luciano Zampar batteria e percussioni

Orari di apertura fino a domenica 13 febbraio
Sabato e domenica 15.30 – 18.30
Mercoledì, giovedì e venerdì 17.00 – 19.00


FUOCO

Per usare e cuocere uno smalto alla cenere bisogna per prima cosa tagliare, seccare e bruciare legna, foglie o erba.
“Un giorno diventerai dodecaedro”, questo dicevo amorevolmente a un maestoso Laurus nobilis che dovetti abbattere in un giardino di Cagiallo.
Probabilmente dodecaedro un poco lo era già. Perfetto nella sua forma armoniosa: con le radici bene infisse nel terreno, i rami con foglie sempreverdi svettanti verso il cielo e il tronco puntato direttamente al centro della Terra.
Lauro, faggio, tasso, tuia, betulle, edera, forsizia, serenella, agave; foglie o radice, bruciate nel camino o nella stufa, pulite o non pulite, vagliate o non vagliate; e queste sono solo alcune delle variabili per le ceneri.
Poi ci sono quelle per i componenti chimici (silicio. calcio, magnesio, alluminio, potassio, ossidi di ferro, zinco, stagno, cobalto, rame, zirconio, titanio, carbonati di bario, litio, eccetera) che completano la ricetta dello smalto: le loro percentuali e la densità del composto.
Un’ulteriore scelta viene fatta per il tipo di applicazione: immersione, a pennello, a colatura o su oggetto già smaltato eseguendo varie sovrapposizioni.
Altre variabili da definire sono il tipo di atmosfera durante la cottura (ossidazione con presenza di ossigeno o riduzione a saturazione carbonica), la durata dei culmini e l'altezza della temperatura, il regime di salita e quello di discesa, una cottura, due cotture, tre cotture con l'aggiunta di vetri e metalli.
Esaurire la ricerca in una vana lotta con l'oggetto, le sue molteplici realizzazioni e le infinite possibilità, è una forte tentazione.
Agli inizi della mia attività ho eseguito un periodo di avvicinamento, studiando i vari materiali e facendomi un po’ di esperienza, poi a poco a poco mi son lasciato andare e ora sempre più spesso metto la bilancia di precisione e la calcolatrice da parte e modifico gli smalti lasciando decidere all’occhio e alla mano (strategia che seguo con sempre più piacere).
Operare a queste condizioni esige una concentrazione e un'implacabilità definitiva: si deve avere il coraggio di eliminare dettagli virtuosistici, accentuare ed assecondare gli errori, seguire l'intuito senza rèmore o pentimenti.
In questo modo tutto si trasforma continuamente e pochi sono gli smalti mantenuti integri come al momento della loro prima preparazione.
Quando trovo un effetto (lucidità, opacità, porosità, tenuta, resistenza, luminosità) o un colore che mi attira lo fisso dedicandogli un dodecaedro e poi ricomincio a mescolare. A questo servono gli innumerevoli dodecaedri costruiti e pronti per la cottura: io li chiamo “portasmalti”.
Per questo ogni pezzo è unico: quasi sempre irripetibile.
A tutto ciò va aggiunto ciò che i ceramisti chiamano “il lavoro del fuoco”: dal momento della chiusura del forno a quello della sua apertura l’imponderabile prende il sopravvento e il controllo totale è impossibile.
Per questo le più grandi lezioni le ho ricevute al momento dell’apertura dei forni dopo la metamorfosi chimica ad alta temperatura: spesso al primo approccio alcuni pezzi mi appaiono mediocri e solo riguardandoli dopo averli messi da parte per un po’ di tempo riesco a riconoscerne il valore.
Quest’imponderabilità la ritengo parte integrante del mio operare artistico: le aspettative vanno eliminate, su questo mi concentro durante la creazione, agire seguendo una via senza preoccuparsi dove essa mi porta.
Chi non si aspetta nulla ottiene tutto.
Il mio intento è lasciare che l’energia dell’azione accolga l’inatteso, cercare il silenzio della mente, che razionalizza e programma, per affidandomi semplicemente e innocentemente al gioco e al ritmo dei gesti, nell’ascolto di una continua scoperta e sorpresa.
Non vi sorprenderà quindi se vi dico che fatico parecchio a firmare quello che creo, perché in ultima analisi sono le opere stesse che si fanno e si scelgono una forma e un colore. E anche per quanto riguarda voi, sono ancora le opere che si scelgono la loro destinazione: uscite dal forno non sono più mie, hanno vita propria e indipendente e vi assicuro che se la cavano egregiamente.



TERRA

Opero e creo da più di dieci anni con l’argilla, ma solo da poco mi sono reso conto che il contatto intimo con la terra iniziò molto tempo prima e procedette per gradi. Già durante la mia infanzia passavo giornate intere a giocare nel cortile o nei prati con terra e acqua, formando ruscelli e dighe, estirpando zolle e spostando sassi; con l’evidente risultato di arrivare a fine giornata completamente ricoperto di fango.
Il contatto successivo avvenne durante l’apprendistato di giardiniere paesaggista: scavare, zappare, rastrellare, spandere e livellare la terra, costruendo colline, aiuole e viali. Uscivo da un periodo problematico e il sano e duro lavoro fisico all’aperto mi aiutò a rimettere i piedi per terra.
In seguito iniziai, come professionista indipendente a tempo parziale, il lavoro di tecnico paesaggista: misurare, progettare, calcolare superfici e cubaggi, preventivi e consuntivi. La terra stesa su un foglio, disegnata a china con riga e squadra e colorata ad acquarello; un lavoro considerato creativo che mi permise di vivere occupandomi anche d’altro, coltivando interessi e attività che fino al 1996, anno della mia prima personale nel centro TSI di Comano, consideravo una mia privata ricerca personale.
Poco dopo decisi di portare nella tridimensionalità le ricerche sul numero e l’armonia esposti in forma bidimensionale a Comano come acrilici su vetro. Smisi di pennellare, regalai i tubetti dei colori e iniziai a mettere le mani in pasta, nell’argilla, con il piacere ritrovato del contatto intimo e diretto con il mio corpo e il mezzo espressivo: la terra.
Terra che ora modello umida mescolata con l’acqua, che lascio ad essiccare all’aria e che cuocio con il fuoco (in un forno a gas, dove la circolazione dell’aria ne determina l’atmosfera influenzando il comportamento chimico dei fluidi ad alta temperatura).
Terra, acqua, aria e fuoco; cubo, icosaedro, ottaedro e tetraedro: i quattro elementi e i quattro volumi platonici corrispondenti come li descrive Platone nel Timeo.
Il quinto, il dodecaedro, lo descrive semplicemente così:
“Ma essendovi ancora una quinta combinazione, il demiurgo si servì di essa per decorare l'universo”.
Anche per questa ragione ho scelto il dodecaedro come forma in terra modellata a supporto dei risultati delle mie sperimentazioni con gli smalti.



MUSICA DALL’I CHING

Mi permetto di citare il percussionista e amico Luciano Zampar quando dice che sono "uno scultore del suono" per introdurre il capitolo dedicato ad un'attività che ho iniziato vari anni fa: trasformare lo scorrere del tempo in musica e più precisamente trasformare i giorni in note e accordi musicali.
Da anni, quotidianamente, estraggo un esagramma dell'I Ching, l’oroscopo cinese chimato anche “Libro dei mutamenti”, lanciando tre monete e scrivendo su un quaderno mutazioni e commenti.
Il sistema dell’I Ching ordina verticalmente su sei posizioni (esagramma) linee spezzate (ying, “femminile”) e intere (yang, maschile) elaborandone tutte le 64 possibilità.
Matematicamente è la rappresentazione di una sequenza in ordine binario da zero a 63 (somma delle prime sei potenze di due: 1+2+4++8+16+32=63), dove lo zero è la linea spezzata e l’uno è la linea continua.
Dopo aver accumulato un certo numero di dati, mi ci sono immerso, come faccio solitamente quando sento che c'è qualche scintilla da liberare, o più semplicemente ho iniziato a giocarci creando dei diagrammi.
Mi sono poi messo alla tastiera e dopo vari tentativi ho fissato l'inizio, che corrisponde all’esagramma numero uno "il Creativo”, il Cielo (il numero due è “il Ricettivo”, la Terra), al Fa della prima ottava, in seguito ho numerato i tasti del pianoforte da uno a sessantaquattro e ho iniziato a suonare, lentamente perché è come seguire una partitura e non sono un musicista e nemmeno un pianista.
In seguito ho redatto uno spartito; eccone un frammento esemplificativo:


Le prime due righe definiscono le note da suonare, singolarmente o in accordi, a libera scelta. Il primo numero è l’esagramma estratto, il secondo è quello ottenuto assecondando le linee variabili, il terzo è l’esagramma “mutevole” del primo.
WILLI: sta per R. Wilhelm, autore del classico libro (con la famosa introduzione di C. G. Jung) che ha divulgato gli I Ching in occidente, la cui numerazione e sequenza degli esagrammi rispecchia l’interpretazione secondo la visione filosofica (Confucianesimo) con cui è entrato in contatto (ci sono altre sequenze degli esagrammi, che qui non ho preso in considerazione).
BINARIA: rappresenta la sequenza degli esagrammi secondo il loro valore matematico: il numero e la sequenza è determinato dalla somma dei valori delle potenze di due marcati da una linea continua yang.
PRIMO – SESTO: sono le posizioni delle linee che variano a seconda dell’estrazione (linea spezzata yin che si trasforma in linea continua yan o viceversa). Queste sei righe della partitura sono destinate all’esecuzione con percussioni, metalli o legni.

L’esecuzione presentata durante il vernissage è un’interpretazione elaborata dai musicisti, a cui dò sempre carta bianca in caso di performances o collaborazioni.




Cesare De Vita

1989
Redattore della rivista “Striscio”.
Assistente alla regia di produzioni teatrali e video per una società privata di Lugano.
1994
Spazio Arte, Lugano.
1995
Centro TSI, Comano, personale.
1996
Galleria Adhikara, Tesserete, personale.
“Una via dedicata agli artigiani”, Lugano.
Galleria virtuale Artfia di P. Blendinger.
1998
Collettiva, Ponte Cremenaga.
2000
MIA Monza, premio Internazionale Humanware Natural Inspiration.
2001
Galleria Artwerk, Savosa / Lugano, personale.
2002
Galleria virtuale Adhikara di V. Altepost.
2003
Casa Municipale, Morcote: allestimento scenografico per un concerto per percussioni.
Posa permanente sul “Sentiero d’arte in pineta” a Cavagnago di tre colonne “Potere dell’innesto equinoziale”, con un intervento nel bosco del percussionista L. Zampar.
2004
Allestimento nel Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano per i brani “Solo” di S. Bussotti e “Psappha” di I. Xenakis con P. L. Congedo, F. rosso, F. Angelico.
2005
Membro di Visarte.
Galleria PANGEART, Bellinzona: coordinatore dell’evento musicale “Toccata e dialoghi” per il finissage dell’artista L. Muller con i musicisti: G. di Trapani, S. Pancini, L. Zampar (compositore).
Collettiva artisti per ASPI, Cagiallo.
2006
MEART Mendrisio.
Coordinazione, testi, fotografie per l’evento “Lepori & Storni Project 2006” con L. Bruno, M. Chiarappa, A. Menafra, A. Mühlbauer, S. Thommen, G. di Trapani.
Collettiva per i nuovi membri Visarte-Ticino, Spazio Officina, Chiasso.
Bar Zenzero, Lugano, con il fotografo A. Zveiger.
Collettiva “VISARTE IN VISTA”, Castelgrande, Bellinzona.
2008
Poestate, Lugano: set di percussioni per G. di Trapani e Z. Gabaglio.
Collaborazione con vasi e portafiori originali per allestimenti floreali con M. Ribolzi.
Evento XX° Luisoni SA, Villa Sassa, Lugano: 150 piccoli icosaedri in grès, esposizione di alcune opere e presentazione-recitazione di “Sono un iceberg” con i percussionisti L Zampar e G. di Trapani.
Osteria Centrale, Comano, personale.
2009
Evento Visarte “Atelier porte aperte”, Lugano-Besso.
2010
Galleria Rivellino, Locarno: alcune opere esposte, collaborazione e set di percussioni per L. Congedo e L. Barbieri.


OPERE ESPOSTE:

COLONNE
1. “bianca”, cm 198
2. “osso di cielo”, cm 230
3. “apezzi 10”, cm 218
4. “apezzi 12”, cm 260
5. “DNA”, cm 160
6. “tangibile blu”, cm 197
7. “rossa”, cm 215
8. “blu”, cm 260
9. “ash and blue”
10. “sopra e sotto”, cm 221
11. “drago di fiume”, cm 195
12. “viola”, cm 74
13. “quattro dodecaedri destra”, cm 65
14. “quattro dodecaedri sinistra”, cm 65
15. "tangibile"
16. "ritmo d'acqua"
17. "giallo e blu"
18. "muzzano d'inverno"

APPESI
1. “quattro mezze sfere”, cm 85
2. “cinque lastre”, cm 70
3. “cinque fiori”, cm 112

DODECAEDRI
1. “comete”. cm 37
2. “titanio”, cm 38
dodecaedri piccoli, cm 15/16
I dodecaedri piccoli, possono anche essere appesi in linea o in varie combinazioni geometriche come sculture parietali.

LASTRE
“serie binaria”, diam. cm 44
Le latre lastre: prezzo su richiesta.

Tutte le opere sono in argilla grès sciamottata, cottura a 1250°C.
Le sculture sono resistenti alle intemperie e destinate alla messa in posa all’esterno.
Il prezzo indicato non comprende il piedistallo, che può essere adattato a dipendenza dell’ambiente di destinazione in caso di posa all’interno.

Opere grafiche a china su richiesta.


INDIRIZZO E TELEFONO

CESARE DE VITA
LABORATORIO DE VITA
VIA BESSO 42A
6900 LUGANO / BESSO

Telefono: 079/442.33.31
e-mail : cesaredevita@hotmail.com

Presentazione completa della mia attività su :
cesaredevitalugano08.blogspot.com

Sono presente anche sulle seguenti gallerie virtuali:
www.adhikara.com
www.visarte-ticino.com

TRIO JOULE
FRANCESCO BOSSAGLIA - Pianoforte
Nato a Sassuolo nel 1980.
Diploma in corno, conseguito a Modena con il massimo dei voti e la lode.
Studi presso la Roosevelt University di Chicago, dove si laurea nel 2006.
Nel 2010 si diploma in direzione sotto la guida di Giorgio Bernasconi e consegue il Master in Direzione del Repertorio Contemporaneo con il maestro Arturo Tamayo presso il Conservatorio della Svizzera Italiana.
Partecipa a masterclass di direzione d’orchestra tenute dai maestri Peter Eotvos, John Pryce Jones, Zsolt Nagy, Dejan Pavlov, Sylvain Cambreling.
Dal 2007 è direttore assistente per il repertorio moderno e contemporaneo all’Accademia del Teatro alla Scala dove debutta nell’Aprile 2010 dirigendo un proprio programma.
Nel 2009 è direttore musicale per la produzione dell’opera Satyricon di Bruno Maderna presso la Theater Akademie di Amburgo, dirigendo l’Ensemble 21 della Musikhochschule.
Impegnato come direttore nell’ambito della nuova musica coltiva inoltre un serio interesse nell’ambito della prassi esecutiva del repertorio classico e romantico, ed è un grande appassionato di jazz.
Dal 2007 è membro di “Spira mirabilis”, un gruppo ad organico variabile completamente gestito dai suoi musicisti che si esibisce senza direttore.

PAOLO PAOLANTONIO - Basso/Contrabbasso
Corsi di perfezionamento e formazione sotto la guida di F. Petracchi (Accademia “W. Stauffer” di Cremona), A. Bocini e R. Donati (Accademia “Maggio Formazione” di Firenze).
Nel 2008, ha conseguito con il massimo dei voti e la lode il diploma di Secondo Livello presso il Conservatorio di Mantova, con il lavoro “Il contrabbasso come sorgente sonora per la musica nuova”. Nel 2010 ottiene il Master in Instrumental Pedagogy con il progetto “Jazz Bass for Young Musician”.
Sviluppa il suo bagaglio a livello professionale nell’ambito jazz studiando dal 1995 al 2000 Basso Elettrico e Tecniche dell’Improvvisazione a Roma, sotto la guida di Toni Armetta.
Ha collaborato con numerose orchestre italiane e svizzere: l’Orchestra Verdi di Milano, l’Orchestra del Teatro Regio di Parma, l’Orchestra 1813 di Como e molte altre. Ha preso parte a varie trasmissioni RAI in mondovisione ed ha realizzato numerose registrazioni sia in ambito classico che moderno.
Attualmente è docente di Contrabbasso presso l’Accademia Vivaldi di Locarno, nonché assistente presso il Conservatorio di Lugano di Andreas Cincera (per i corsi di Contrabbasso e il “Laboratorio di musica di insieme Jazz”) e Anna Modesti (all’interno dell’Orchestra d’archi giovanile della Svizzera Italiana).

LUCIANO ZAMPAR - batteria/percussioni
Nato a Cambé (Brasile) nel 1979.
Inizia da bambino nelle “rodas de samba” e con lo studio della batteria, studia musica classica presso l’Orchestra dell’Università di Londrina (Brasile del sud) conseguendo poi il Bachelor in percussioni nel 2000 presso l'Università Federale di Santa Maria.
In Europa dal 2001, ha ottenuto la borsa di studio Alfonso Sprecher/BSI e ha suonato come solista con l’Orchestra della Svizzera italiana all'EXPO Suisse’02, frequenta i corsi presso il Conservatorio della Svizzera italiana di Lugano dove consegue il Diploma di Solista in percussioni, il Diploma di Pedagogia e nel 2010 il Master in Direzione del Repertorio Contemporaneo.
Ha partecipato ai festival internazionali: ELAP latino AMERICA, ISCM World New Music SUISSE, IPCL Luxembourg, MAM Strasbourg, Martha Argerich Project Lugano, Berlin Tanz Tage, Moscow perc. Festival, TanzFaktor Suisse ed altri.
Ha vinto lo Stipendienpreis all’Internationalen Ferienkurse für Neue Musik Darmstadt 2002, e nel 2003 ha ricevuto il prestigioso primo premio d’interpretazione allo Stockhausen-Kurse di Kürten (Colonia).
Svolge attività didattica all'Accademia Vivaldi di Locarno e alla Scuola di Musica Biaschese.
Pur mantenendo la sua attività in Brasile dove promuove la ricerca e l’interpretazione di un repertorio innovativo nell’ambito delle percussioni con il quartetto “K-TZ Música Para Percussão”, in Svizzera ha composto ed eseguito musica per spettacoli di danza e per diversi progetti multimediali, in collaborazione con scrittori, pittori e scultori.